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Torno Subito è una bella idea. E', in sostanza, il programma della Regione Lazio che permette agli under 35 residenti nel Lazio di realizzare il proprio progetto di work experience o formazione, finanziando interamente la retribuzione della prestazione lavorativa, con in più un contributo per vitto e alloggio. Una delle clausole, infatti, è che i primi sei mesi devono essere svolti fuori regione, e l’azienda partner bisogna cercarsela da sé.
Un preambolo necessario per spiegarvi come e perché da Roma mi sono trasferita per sei mesi a Lecce, dove sono stata accolta da Swapmuseum, realtà che si occupa (bene!) di progettazione culturale per ragazzi. Perché anche io, storica dell’arte specializzata in arte contemporanea, mi interesso ai musei, alle attività culturali di promozione e divulgazione e ai giovani.
Perché un tirocinio nell’ambito della progettazione culturale?
Una delle prime questioni in cui ti imbatti mentre studi storia dell’arte è la seguente: l'università non ti preparerà per quello che ti aspetta lì fuori. Nonostante il bagaglio culturale solido, già alla mia primissima esperienza come tutor nel campo della didattica museale, durante la triennale, ho capito che avrei avuto bisogno di accrescere le famose competenze trasversali: attitudine all’interazione coi pubblici e all’ascolto, adattamento dei contenuti, capacità di lavoro in team e tanto, tanto altro. Dopo varie esperienze come operatrice culturale, ho sentito l’esigenza di una formazione più completa. Come nasce e come si avvia un progetto di fruizione culturale per le giovani generazioni? Come lo si gestisce, come se ne valuta il successo? Cercando una realtà che potesse aiutarmi a sviluppare competenze in questi campi, ho trovato Swapmuseum.
La work experience che non ti aspetti: dall'ufficio alla modalità agile
Quello che è stato poi, nella pratica, il mio tirocinio con Swapmuseum (appena concluso), è molto più delle aspettative. Un team di sole donne che mi ha accolta in maniera speciale, ha condiviso con me le proprie scrivanie, mi ha coinvolta in ogni aspetto del lavoro, permettendomi di toccare con mano cosa significa fare progettazione in ambito culturale, e di scoprire dall’interno le dinamiche dell’autoimprenditorialità.
Molto importante è stata poi la differenziazione delle proposte su cui l’azienda stava lavorando, che comprendevano sia attività di coinvolgimento sociale in presenza, sia progetti online. Quest’ultima modalità si è rivelata una risorsa indispensabile nel momento in cui è arrivato l’imprevisto più grande: la pandemia di Covid19 e il conseguente lockdown, che ci ha costrette a lasciare l’ufficio ma non ci ha divise. Riunioni Skype, condivisione dei materiali, organizzazione dei compiti e i progetti virtuali hanno ricevuto nuovo impulso, così come la mia work experience.
Tra le varie competenze aggiunte al curriculum grazie a questa esperienza, ho potuto inserire anche il lavoro in modalità agile (o smartworking). E alla fine di tutto, anche se sono tornata a casa, ho scoperto che la distanza Roma-Lecce, almeno dal punto di vista lavorativo, potrebbe non essere affatto un problema.
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