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Forse a scuola la tua materia preferita è la storia dell’arte e a volte ti sei ritrovato a fantasticare sulla possibilità di lavorare in museo o in un sito archeologico. Magari ti immagini a contatto col pubblico, oppure in ufficio, tra documenti, cataloghi e comunicati stampa.
Ogni volta che entri in una biblioteca resti affascinato dall’odore dei libri; sfiori le cassettiere degli archivi dicendo a te stesso: “Quanto vorrei vederne il contenuto, toccare i vecchi volumi, scoprire l’ordine preciso con cui sono stati catalogati!”.
O magari recitare è la tua passione, e vorresti proprio organizzare un evento per raccogliere fondi e riqualificare quel teatro di quartiere, chiuso e abbandonato da anni, per realizzare progetti di inclusione.
Bene, se ti ritrovi (anche solo in parte) in queste poche righe, probabilmente il tuo futuro potrebbe essere nel complesso mondo delle professioni culturali e creative.
Complesso perché in tempi recenti diversi fattori hanno contribuito a rendere questo settore sempre più articolato e interconnesso, con la comparsa di nuove figure professionali che probabilmente neanche immagini possano riguardare il campo della cultura. Avevi mai pensato, per esempio, che anche i musei e le gallerie possono avere il proprio risk manager? Il risk manager si occupa di calcolare e prevenire i rischi in cui potrebbe incorrere un’azienda, e solitamente ha un diploma di laurea in Economia, Scienze statistiche o altre materie scientifiche. Nel caso di un risk manager culturale, egli avrà in più anche competenze nel campo dell’arte, dello spettacolo, del patrimonio.
Come puoi vedere quindi, sotto la generica categoria di “professioni culturali e creative” si raggruppano figure molto diverse fra loro, a volte nate in ambiti distanti da quello culturale, altre invece estremamente specifiche e distintive del settore. Tra i fattori che hanno accelerato il fenomeno, troviamo sicuramente l’ingresso della cultura nella sfera economica (tanto che oggi si parla anche di “industria” o “filiera” culturale) e la trasformazione digitale, che rende necessario un aggiornamento costante di competenze.
Insomma, oggi per lavorare in un museo potrebbe non bastare la laurea in storia dell’arte, quella in lettere non ti garantisce di poter essere un archivista, mentre lavorare nel campo dello spettacolo non vuol dire solo suonare, cantare, recitare o dirigere, ma si può essere organizzatori, promotori, responsabili della comunicazione e chissà cos’altro! Il mondo del lavoro è in continua evoluzione e il World Economic Forum ha sottolineato come i giovanissimi di oggi svolgeranno lavori che ancora non sono stati neanche inventati. Anche il settore culturale e creativo partecipa a questa rivoluzione, e se si vuole intraprendere una carriera in questo ambito, è necessario prepararsi al meglio e dotarsi di un bagaglio di competenze professionalizzanti.
Ma come?
I tre consigli di Meme per entrare nel mondo delle professionni culturali
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